Se sia punk o meno, è argomento di accesa discussione da oltre vent’anni: il dato di fatto è che Fausto Rossi – al secolo Faust’o – rimane senz’ombra di dubbio il cantautore più interessante e (relativamente) misconosciuto che l’Italia abbia mai sfornato dagli anni ’80 fino ad oggi, nonché il più estremo concettualmente. Ogni altra etichetta mi sembra francamente riduttiva. Suicidio, opera prima dal titolo eloquentissimo, è il primo episodio di una trilogia discografica «i cui semi alimentano buona parte della musica pop italiana per tutti gli anni Ottanta», recita giustamente un suo recente curriculum. All’epoca, si trattò più o meno di un esperimento mainstream che sfuggì ben presto al controllo. Suicidio, uscito su major e prodotto da Alberto Radius (FORMULA 3), si presenta infatti ai curiosi come un concentrato di incubi e visioni di Faust’O – musicista eclettico per eccellenza – innestato su arrangiamenti complessi ed imprevedibili che spaziano dal progressive rock al pop nevrotico, prefigurando praticamente la new wave a venire. La voce, schizofrenica e inquietante, è assolutamente inconfondibile nel suo continuo virtuosismo, e i testi osano troppo anche per i tempi attuali.
Il vinile si apre con il trillo di un telefono, a cui subentrano quasi in contemporanea il pianto disperato di un bambino e una risata sadica. Segue un lungo prog strumentale a effetto suspense, quindi parte finalmente la title track. «Suicidio! Ma penso che valga la pena di andare!», ripete ossessivamente il singolo portante, chiudendo bruscamente l’ultima di sei strofe decadenti e senza pietà. Godi, è senza dubbio l’episodio più violento. Piccolo Lord – forse il momento più alto del disco – è un delirio freudiano con accompagnamento di pianoforte, che cambia tempi e modi con inserzioni imprevedibili e folli; Il mio sesso e C’è un posto caldo, poco più avanti, analizzano l’argomento “scabroso” da un punto di vista quantomeno trisessuale (Faust’O è notoriamente un fan di David Bowie e dei VELVET UNDERGROUND), mentre Benvenuti tra i rifiuti è una sorta di manifesto programmatico neo-dadaista.
Il capolavoro di Faust’o.
da Lamette.it
Il vinile si apre con il trillo di un telefono, a cui subentrano quasi in contemporanea il pianto disperato di un bambino e una risata sadica. Segue un lungo prog strumentale a effetto suspense, quindi parte finalmente la title track. «Suicidio! Ma penso che valga la pena di andare!», ripete ossessivamente il singolo portante, chiudendo bruscamente l’ultima di sei strofe decadenti e senza pietà. Godi, è senza dubbio l’episodio più violento. Piccolo Lord – forse il momento più alto del disco – è un delirio freudiano con accompagnamento di pianoforte, che cambia tempi e modi con inserzioni imprevedibili e folli; Il mio sesso e C’è un posto caldo, poco più avanti, analizzano l’argomento “scabroso” da un punto di vista quantomeno trisessuale (Faust’O è notoriamente un fan di David Bowie e dei VELVET UNDERGROUND), mentre Benvenuti tra i rifiuti è una sorta di manifesto programmatico neo-dadaista.
Il capolavoro di Faust’o.
da Lamette.it
Faust'o - Il mio sesso
Tracklist:
01. Intro
02. Suicidio
03. Godi
04. Bastardi
05. Piccolo Lord
06. Eccolo Qua
07. Il mio sesso
08. C'é un posto caldo
09. Innocenza
10. Benvenuti tra i rifiuti
Cgd
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Tracklist:
01. Intro
02. Suicidio
03. Godi
04. Bastardi
05. Piccolo Lord
06. Eccolo Qua
07. Il mio sesso
08. C'é un posto caldo
09. Innocenza
10. Benvenuti tra i rifiuti
Cgd
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6 commenti:
'cidenti che svalangata di roba!!
Faus'o, poi, è sempre un regalo gradito.
anche se... sarebbe "Faust'O, al secolo Fausto Rossi" per essere corretti!
:-)
Disco eccellente poco conosciuto, benché poi anche scopiazzato
Ciao!
Si potrebbe avere cortesemente un Re-Up di questo disco possibilmente?
Grazie mille!
boh...
problemi di impazzimento di mediafire..
adesso re-uppo.
Oddddddioooo, il file non esiste più. E' possibile ricaricarlo in qualche modo, è veramente introvabile. Grazie!
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