Dobbiamo risalire alla metà anni ottanta quando cinque ragazzi della lunigiana (Manuel Giannini, voce e chitarra; Roberto Bertacchini, batteria; Gianni Ginesi, chitarra; Gianfranco Verdaschi, chitarra e Paolo Casini, basso), dediti alla reinterpretazione di classici di gruppi come STOOGES, VELVET UNDERGROUND, SUICIDE e MC5, vengono contattati da Claudio Sorge che li vuole per la sua etichetta. La band allora aveva solo un demo di poche canzoni, alcune delle quali confluiranno nell’esordio discografico, e quelle cover che, insieme ad altre, gli garantiranno la partecipazione a svariate compilation a partire dagli inizi degli anni novanta. Al principio di quel decennio infatti gli Starfuckers escono allo scoperto con la pubblicazione dell’lp Metallic diseases, disco certamente derivativo ma riuscito. Banalizzare in questo modo gli inizi del gruppo significa anche ingiustamente ridimensionarli: riascoltato oggi il loro primo lp dimostra qualità e freschezza che al giorno d’oggi molti gli invidierebbero.
Metallic diseases (Electric Eye, 1990) è un disco sporco, malato, acido, suonato e cantato benissimo. È un tributo al rock più sanguigno, al garage, al punk, alla musica lisergica e al gruppo che meglio tutto ha rappresentato tutto questo: gli STOOGES. Le canzoni sono scandite da pochi accordi reiterati, da una sezione ritmica solida e da chitarre graffianti: Western man ricorda la Death valley ’69 dei SONIC YOUTH (pezzo che in seguito gli Starfuckers coverizzeranno e che indurranno gli stessi autori del brano ad ammettere la superiorità della versione degli Starfuckers sulla loro); The right side ruba il riff ai TWIGHLIGHTERS; Cold white cancer è attraversata da una tempesta di elettricità mentre il tutto deflagra nel finale con l’infernale Flower lover in cui fa capolinea il sax devastante di Paolo Vasoli; la voce in tutto questo procede calma e distaccata (fattore che verrà accentuato in futuro), scandisce, in un recitato svogliato, i testi alla maniera di un Iggy Pop ormai alla frutta e intento a sparare le sue ultime cartucce.
Metallic diseases rappresenta certamente un riepilogo di quello che gli Starfuckers sono stati agli esordi, azzera le loro istanze e li ripropone per un futuro all’epoca impensabile.
da Sands-zine
Metallic diseases (Electric Eye, 1990) è un disco sporco, malato, acido, suonato e cantato benissimo. È un tributo al rock più sanguigno, al garage, al punk, alla musica lisergica e al gruppo che meglio tutto ha rappresentato tutto questo: gli STOOGES. Le canzoni sono scandite da pochi accordi reiterati, da una sezione ritmica solida e da chitarre graffianti: Western man ricorda la Death valley ’69 dei SONIC YOUTH (pezzo che in seguito gli Starfuckers coverizzeranno e che indurranno gli stessi autori del brano ad ammettere la superiorità della versione degli Starfuckers sulla loro); The right side ruba il riff ai TWIGHLIGHTERS; Cold white cancer è attraversata da una tempesta di elettricità mentre il tutto deflagra nel finale con l’infernale Flower lover in cui fa capolinea il sax devastante di Paolo Vasoli; la voce in tutto questo procede calma e distaccata (fattore che verrà accentuato in futuro), scandisce, in un recitato svogliato, i testi alla maniera di un Iggy Pop ormai alla frutta e intento a sparare le sue ultime cartucce.
Metallic diseases rappresenta certamente un riepilogo di quello che gli Starfuckers sono stati agli esordi, azzera le loro istanze e li ripropone per un futuro all’epoca impensabile.
da Sands-zine
Starfuckers - Cans
Tracklist:
a1. Love you
a2. Cans
a3. Shake off
a4. Western man
a5. Dead metal city blues
b1. The right side
b2. U.S.A.
b3. Cold white cancer
b4. (I'm) Alive!
b5. Flower lover
Electric Eye records
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Official website
Download here
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4 commenti:
have a look on
www.andreapettini.blogspot.com
Have fun
Andrea Hack
immenso
Eccezionale una perla!!!
Starfuckers memorabilia at
http://starfuckersmusic.tumblr.com/
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