Premessa n°1: l'esordio omonimo dei Verbal è un album post-rock e il sottoscritto, generalmente, di quel genere non sa proprio che farsene (a parte specifiche urgenze di gabinetto). Premessa n°2: il sottoscritto si è innamorato dei Verbal.
Perché? Bah, valli a capire i gusti musicali. Una volta ascolti una cosa e ti da il voltastomaco, poi ascolti una cosa simile con un diverso stato d'animo e te ne innamori. È così che funziono, ormai mi conosco bene.
Esaurita la pippa auto-referenziale di inizio recensione (che per qualche astruso motivo ho pensato ci stesse tutta) direi di passare a Verbal e alle ragioni che me lo hanno fatto piacere. Il disco (interamente strumentale) si apre con Double D Marvin, un generoso e squilibrato noise rock dalle strutture post e dalle ritmiche math che riesce subito a ritagliarsi il giusto spazio nella testa dell'ascoltatore avido di rumore (il sottoscritto, ad esempio). La storia si ripete, anche se un po' meno folle e un po' più post con la successiva Kaspar Hauser.
Coronado è post-rock ambientale nella sua forma più compiuta e meglio riuscita: una bella canzone da ascoltare in dolce solitudine la sera in balcone con lo spino in bocca e il vento che ti passa tra i capelli. Piccolo inconveniente: mentre sfumacchi allegramente in totale relax sei aggredito da sferragliate noise; ma è poco male, che una dolce brezza sonora se le porta via quasi all'istante. Orwell è un pezzo math-rock stile DON CABALLERO con sfumature funk a-la GANG OF FOUR e divagazioni post-rock a-la MOGWAI. Insomma, un mix della madonna, ma il risultato rende ragione all'esperimento. La chiusura è affidata a due pezzi dall'ambientazione post-rock (Benny Hill e Kobayashi) pieni zeppi di suoni e direzioni diverse e accarezzati da dolci atmosfere ambient.
Insomma, che ve lo dico a fare? Lo compriamo 'sto bel dischetto?
da Loud Notes
Perché? Bah, valli a capire i gusti musicali. Una volta ascolti una cosa e ti da il voltastomaco, poi ascolti una cosa simile con un diverso stato d'animo e te ne innamori. È così che funziono, ormai mi conosco bene.
Esaurita la pippa auto-referenziale di inizio recensione (che per qualche astruso motivo ho pensato ci stesse tutta) direi di passare a Verbal e alle ragioni che me lo hanno fatto piacere. Il disco (interamente strumentale) si apre con Double D Marvin, un generoso e squilibrato noise rock dalle strutture post e dalle ritmiche math che riesce subito a ritagliarsi il giusto spazio nella testa dell'ascoltatore avido di rumore (il sottoscritto, ad esempio). La storia si ripete, anche se un po' meno folle e un po' più post con la successiva Kaspar Hauser.
Coronado è post-rock ambientale nella sua forma più compiuta e meglio riuscita: una bella canzone da ascoltare in dolce solitudine la sera in balcone con lo spino in bocca e il vento che ti passa tra i capelli. Piccolo inconveniente: mentre sfumacchi allegramente in totale relax sei aggredito da sferragliate noise; ma è poco male, che una dolce brezza sonora se le porta via quasi all'istante. Orwell è un pezzo math-rock stile DON CABALLERO con sfumature funk a-la GANG OF FOUR e divagazioni post-rock a-la MOGWAI. Insomma, un mix della madonna, ma il risultato rende ragione all'esperimento. La chiusura è affidata a due pezzi dall'ambientazione post-rock (Benny Hill e Kobayashi) pieni zeppi di suoni e direzioni diverse e accarezzati da dolci atmosfere ambient.
Insomma, che ve lo dico a fare? Lo compriamo 'sto bel dischetto?
da Loud Notes
Verbal - Double D Marvin
Tracklist:
01. Double D Marvin
02. Kaspar Hauser
03. Coronado
04. Orwell
05. Benny Hill (hates sports)
06. Kobayashi
Neverlab
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01. Double D Marvin
02. Kaspar Hauser
03. Coronado
04. Orwell
05. Benny Hill (hates sports)
06. Kobayashi
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1 commento:
SPLENDIDO!
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